30 anni prima
(1984). Eravamo appena usciti da Buoncammino. A trovare zio Carmine lì, per i
soliti motivi. Che qualcosa non era andata bene, che qualcuno se l’era cantata,
o che semplicemente la fortuna era girata all’improvviso nel senso inverso.
Papà era rimasto a casa, non amava il carcere, ero andato io solo con mamma.
Zio Carmine era suo fratello minore, il più piccolo, “un bravo ragazzo,” come
diceva papà.
Presi il gelato
all’ultimo chiosco del viale di fronte alla Polizia. Il fior di fragola, il mio
preferito. È una bella mattina di aprile, piena primavera qui da noi a
Cagliari, il paradiso terrestre, veramente. Poi ripresa la passeggiata verso
casa, poche centinaia di metri, forse un chilometro. Mamma è ancora una bella
donna. Ragazza, come preferisce essere definita lei. Solo 34 anni. Mi ha avuto “da
giovanissima,” come spiega quando le chiedono se sia mia cugina o mia sorella. Lei arrossisce e ribatte
sorridente ed imbarazzata che è mia madre. Scarmigliandomi i capelli con le
mani belle.
Mamma della
peste, che sono io, Vittorio Piras, per gli amici e in famiglia Vittorino.
Figlio del boss del quartiere, boss della droga. E lo sanno tutti. Pure la
giusta, ma per ora lo lasciano lì dov’è, a fare quello che fa, a tirare le fila
dei traffici in città. E anche a tenere un po’ l’ordine, in quartiere in
particolare, che ora è vivibile.
“Non come 20
anni fa, che era il far west!” Spiegava orgoglioso papà come se si sentisse più
un vecchio signorotto feudale che un comune delinquente. Abbiamo una bella casa
con giardino e piscina, due bei pastori tedeschi puri con pedigree, Tom e Hak,
come il cartone animato. Fratelli. Io invece fratelli non ne ho. Anche se papà
quando ha le sue voglie - come le chiama mamma ridendo e parlando al telefono
con le sorelle - le dice proprio così: “Andiamo a fare un fratellino a
Vittorino.”
Papà è un bravo
papà, non molto affettuoso e mieloso ma mi ha insegnato i sani principi della
vita. Il rispetto, la dignità, la solidarietà, l’amore per gli animali, non
fare mai la spia. E mi accompagna pure a scuola Basket al Palazzetto dello
Sport, vicino a dove è cresciuto lui, il mercoledì ed il venerdì pomeriggio. E
pure la domenica al ‘Cavalluccio Marino’ a giocare ai videogiochi.
Il
brano è tratto da “Perdenti”, di Francesco Melis, edizioni “Sa Babbaiola”