Questa storia incomincia circa trent’anni fa. Nel maggio del 1982.
Un temperato e ventilato pomeriggio di maggio. In una delle terre più belle del
mondo. La Sardegna e, con precisione, Cagliari. I protagonisti sono una banda
di dodicenni. Salamandra, Nuccio, Poppi, Nicolino, Io, Valter, Gabriele (detto “Monaco”).
Siamo in un quartiere misto popolare. Per misto popolare intendo che
ci abitano sia avanzi di galera che assessori, commercianti che spacciatori,
disoccupati che professori universitari. Con case popolari, molte, vicino a
lussuosi palazzi e ville. Dove noi bambini, tutti i bambini, venivamo a contatto,
ci strusciavamo (come diceva qualcuno) come le patate, sporcandoci e
ripulendoci l’un l’altro. A scuola, in
chiesa, in strada, nei campetti sterrati e nelle piazzette semibuie del
quartiere.
Il figlio dello spacciatore col figlio del professore, e quello del
meccanico, e quello dell'assessore e quello dell’ubriacone disoccupato. Dove il buio delle strade è luogo
d'esperienza, fucina di vita, per tanti preadolescenti ed adolescenti.
Abbandonato ormai il pallone ed i soldatini, andavamo in giro per il
quartiere, a ‘divertirci’. E divertirci significava tante cose, ma in
particolare staccare le targhette - marca e modello - dalle macchine, con
coltellini, temperini, cacciaviti o altro, trafugati ognuno dalla propria
casa.
Asportare lo stemmone Mercedes che troneggiava - quasi come un
mirino - in bella vista sul cofano delle stesse lussuose autovetture di
fabbricazione tedesca. Spruzzare i passanti con gli spruzzini -erogatori spray
- dei detergenti da cucina riempiti d’acqua. Tirare carta igienica imbevuta
d’acqua e appallottolata - detta cioff - dalle finestre di casa. Furtarelli nei
vari alimentari di quartiere e nella cartoleria di sig.ra Rosa. Ecc, ecc, ecc.
Insomma, nulla di particolare.
Il
brano è tratto da “Perdenti”, di Francesco Melis, edizioni “Sa Babbaiola”
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